IL TERRITORIO DEL GAL SUD EST BARESE

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COMUNE DI CASAMASSIMA

 

casamassimaLe origine del comune sono ancora oggetto di dibattito. C’è chi partendo dalle qualificanti testimonianze offerte dai mehnir, dalle specchie e dalle grotte carsiche sostiene un’origine preistorica del centro urbano, e chi la fa risalire all’epoca romana ritenendola fondata , da Fabio Massimo, il Temporeggiatore, un politico e un guerriero romano nato nel 273 a.C. e morto nel 203 a.C. (cfr. Sante Montanaro, “Casamassima nella storia dei tempi” volumi I, II, III, IV, Bari – edizioni Levante 1994, 1997, 2000). Certamente, invece, Il feudo di Casamassima sorse in epoca normanna su un precedente insediamento religioso bizantino. Appartenne ai vari feudatari dell’importante cittadina di Conversano.

 

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Le origine del comune sono ancora oggetto di dibattito. C’è chi partendo dalle qualificanti testimonianze offerte dai mehnir, dalle specchie e dalle grotte carsiche sostiene un’origine preistorica del centro urbano, e chi la fa risalire all’epoca romana ritenendola fondata , da Fabio Massimo, il Temporeggiatore, un politico e un guerriero romano nato nel 273 a.C. e morto nel 203 a.C. (cfr. Sante Montanaro, “Casamassima nella storia dei tempi” volumi I, II, III, IV, Bari – edizioni Levante 1994, 1997, 2000). Certamente, invece, Il feudo di Casamassima sorse in epoca normanna su un precedente insediamento religioso bizantino. Appartenne ai vari feudatari dell’importante cittadina di Conversano. Nel Seicento fu acquistata dal conte di Mola; successivamente fu dei De Ponte e, fino all’Ottocento, dei Caracciolo. Dopo l’Unità progredì nelle attività economiche ed ebbe un cospicuo sviluppo urbanistico e demografico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, dal 1943 al 1945, il suo territorio ospitò le armate alleate; i Polacchi dell’VIII Armata costruirono un grande cimitero, nel quale riposano mille salme di caduti. Nella seconda metà del Novecento ha conosciuto uno straordinario sviluppo agricolo e, negli ultimi decenni del secolo, il suo territorio è diventato sede di uno dei più importanti poli commerciali del Mezzogiorno, che tuttavia hanno marginalizzato il ruolo della città.

 

Dalla piazza principale, passando sotto la suggestiva Torre dell’orologio, vi ritroverete nel medievale borgo casamassimese, assai pittoresco con le suggestive viuzze fatte di “chianche” (basole in pietra), i chiassi (vicoli ciechi), le corti e le basse abitazioni un tempo tutte tinteggiate di azzurro del quale si conservano, in più punti, le tracce secolari con una notevole stratificazione. La colorazione azzurra pare sia dovuta ad un voto fatto nel XVII sec. dall’allora signore di Casamassima, Michele Vaaz, alla Madonna di Costantinopoli che preservò il borgo dalla peste diffusa in tutto il territorio. Di qui l’ordinanza di dipingere il caseggiato a calce viva, aggiungendo il colore azzurro del manto della Madonna. Negli anni ’60, il pittore milanese Vittorio Viviani rimase colpito da questo borgo particolarmente poetico e, immortalandolo nelle sue tele, lo ribattezzò come ‘Paese Azzurro’. Sono attualmente in corso diverse ristrutturazioni degli edifici più importanti e il ripristino della colorazione azzurra per le facciate delle abitazioni.
Sorge al centro del borgo il Palazzo Ducale, comunemente detto “Castello”, attualmente interessato da un accurato restauro che sta riportando alla luce splendidi affreschi seicenteschi e rivalutando il bel portale con bugnato alternato a punta di diamante d’ispirazione spagnola. Svetta imponente e fiera la Chiesa matrice Santa Croce, edificata nel 1321, più volte rimaneggiata. Gli ultimi lavori di restauro, nonché gli scavi archeologici effettuati nel 1996, hanno portato alla luce un fitto sepolcreto che può essere ammirato grazie a telecamere a circuito chiuso, mentre le camere sepolcrali sono visitabili. All’interno della chiesa a tre navate, si possono ammirare la preziosa scultura in pietra della Madonna delle Grazie, attribuita a Stefano da Putignano (XVI sec.) e numerose tele di scuola napoletana; la cripta custodisce il grande Crocifisso in pietra sintetica dello scultore Adolfo Rollo. Il grande Convento delle Monacelle sorse dall’adattamento di un antico palazzo nobiliare. L’ultimo proprietario, don Domenico Console, donò l’edificio all’Orfanotrofio dell’Addolorata, dove furono istruite ed educate tante fanciulle orfane. L’edificio ospitò pure uno dei primi Conservatori di musica della provincia di Bari ed un convento di Suore Oblate. Il complesso, di proprietà comunale, viene oggi utilizzato per manifestazioni culturali ed è destinato ad ospitare la Biblioteca Comunale, una pinacoteca e sarà presto anche sede dell’Info GAL. Annessa al Convento delle Monacelle è la Chiesa dell’Addolorata o del “Sacro Cuore”, dallo stile architettonico barocco e dal campanile con cuspide a cipolla, oggi sede di un auditorium. Il più rappresentativo ed imponente edificio del borgo antico è però il Monastero di Santa Chiara, fondato nel 1573 da Antonio Acquaviva d’Aragona come orfanotrofio e trasformato nel 1660 in monastero di Clarisse. Dopo l’Unità d’Italia, fu soppresso subendo negli anni numerosi cambi di destinazione d’uso. Attualmente il complesso è in fase di ristrutturazione per ricavarne un museo contadino e altri locali. Come ogni centro storico anche il Paese Azzurro è ricco di leggende, fra questa vi raccontiamo quella che interessa l’Arco delle ombre che prese tale nome quando, a causa della scarsa illuminazione, coloro che vi transitavano di sera portavano un lume a olio, per cui da lontano si aveva la sensazione di vedere fantasmi in movimento. Sormontato da una bella balaustra a colonnine, è uno degli scorci più caratteristici.
Al di fuori del centro abitato, visibile dalla Statale 100, sorge il Cimitero Polacco, uno dei quattro cimiteri militari in cui sono sepolti i soldati polacchi caduti in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal 1943 al 1945, Casamassima ospitò le armate alleate, in particolare i Polacchi dell’VIII Armata che vi costruirono questo grande cimitero, “Korpusu”, nel quale riposano le salme di 431 polacchi deceduti durante il conflitto. Ogni anno, il 2 novembre vi si svolge una suggestiva cerimonia di commemorazione alla presenza delle autorità locali. Poco distante, dall’altro lato della Statale 100, fra gli alberi potete scorgere quattro alti monoliti e un grande cono troncato che segnano l’ingresso monumentale del centro residenziale Barialto, opera dell’architetto Aldo Rossi. Il centro è disseminato di ville dalle strutture architettoniche singolari, ideate da celebri architetti italiani.

 

Lama dell'Annunziata, a nord-est del centro urbano, è un'importante connessione ecologica tra l'area interna e la costa. La lama costituisce l'unica testimonianza dell’originario paesaggio naturale dell’area.

La Lama San Giorgio con le sue antiche vestigia, i terrazzamenti con muri a secco, la chiesetta e l’eremo di San Vincenzo ed un antico tratturo, attraversa i comuni di Casamassima, Rutigliano e Noicàttaro. La lama costituisce una vera micro regione ambientale nella quale sono presenti specie vegetali ed animali uniche al mondo ed a rischio di estinzione, come le orchidee.

Di elevato valore ambientale è la Macchia di Marcello (Bosco di Marcedd), sita nell’area di Casamassima, all'interno dell'alveo di Lama San Giorgio; in questo ambiente poco conosciuto, ma ricco di elementi paesaggistici unici nel Mediterraneo, ci si può immergere in affascinanti percorsi naturalistici. Per il Bosco di Marcedd è stato chiesto il riconoscimento di Parco Naturale.

 

LA CARTAPESTA

TERRITORIO DI RIFERIMENTO

cartapesta 1L’uso della carta per realizzare manufatti si perde nella notte dei tempi, risale forse al primo secolo dopo Cristo, con le prime applicazioni comparse in Cina dove si impastava la carta con il riso per inamidare l’opera e meglio modellarla.

L’arte italiana della cartapesta, invece, affonda le sue radici nel Cinquecento, periodo a cui risale la riproduzione di alcune versioni “povere” di statue a carattere sacro. L’uso della cartapesta per uso liturgico si diffonde anche nel Salento, specie per formare mani, piedi e testa delle statue, in modo da renderle facilmente trasportabili nelle nobili case palazzate.

Nel territorio del GAL Sud-Est Barese, in particolare a Casamassima, la cartapesta arriva grazie ai molti nobili napoletani che vi si trasferiscono alla fine dell’800. La lavorazione e costruzione di grandi manufatti allegorici è stata perpetuata da maestri cartapestai casamassimesi per coronare il periodo carnecialesco. Durante il periodo fascista tali manufatti venivano portati in parata al Carnevale di Putignano dove sfilavano spesso riscuotendo maggior successo dei carri putignanesi.
Dal 1977 si svolge la manifestazione carnevalesca della ‘Pentolaccia Casamassimese’ con sfilata di gruppi mascherati e grandi carri allegorici, espressione dell'operosità, della fantasia e della bravura dei cartapestai locali e dei pittori. Da oltre dieci anni invece si svolge nel periodo natalizio un’importante mostra-concorso di presepi in cartapesta a cui partecipano maestri dell’intera penisola.

 

MATERIALI

cartapesta 2Il nome deriva dall’atto materiale di pestare la carta che viene ridotta in poltiglia, bagnata e lasciata a macerare lontana dal sole diretto, per poi essere essiccata e pestata in mortai. Usando della farina impastata con acqua in ebollizione si ottiene una colla, detta colla di farina, che non può essere intaccata dalle larve e non viene mangiata dai topi come i normali farinacei.
La poltiglia di carta pestata ottenuta è di colore grigio a prescindere dal colore originario e viene impastata con la colla e modellata dando la forma abbozzata dell’opera da realizzare.
Una volta essiccata, la carta si modella scolpendo e livellando fino all’ottenimento dell’opera desiderata che sarà in seguito minuziosamente dipinta.

 

TECNICHE DI LAVORAZIONE

cartapesta 3Gli oggetti ottenuti sono resistenti, hanno durata illimitata e possono essere decorati in diversi modi.
Due sono le tecniche principali di lavorazione della cartapesta: strisce di carta bagnate strizzate e cosparse di colla di farina vengono disposte a strati su una forma (scheletro) in ferro, oppure si modella direttamente la pasta di carta, ossia il miscuglio di minuti pezzi di carta macerata in acqua e mescolata alla colla. Si può realizzare un oggetto scegliendo una delle due tecniche oppure applicandole entrambe, come avviene a Casamassima. Abbozzato l’oggetto con la cartapesta a strati si utilizza quella in pasta per completarlo con i particolari in rilievo. Si può usare ogni tipo di carta purché non patinata.

 

 

LA PIETRA

TERRITORIO DI RIFERIMENTO

pietra 1Il territorio della Murgia, termine che significa roccia affiorante, è ricco di pietra scavata dall’acqua, terra strappata alla pietra calcarea. Il territorio del GAL Sud Est Barese è caratterizzato dalla presenza di lame, siti archeologici e grotte. Le lame costituiscono in genere dei micro ambienti molto favorevoli all'antropizzazione, per la presenza di acqua, di terreni particolarmente fertili, di un microclima temperato e perché costituiscono vie di comunicazione naturali. La Lama Giotta, solco erosivo più meridionale tra quelli che partendo dalla Murgia confluiscono verso il centro urbano di Bari, presenta il suo tratto più interessante, e maggiormente inciso, nel territorio del Comune di Noicattaro, dopo aver attraversato l’area dei Comuni di Turi e Rutigliano, territorio a sua volta attraversato dalla lama di Mosca (tratto iniziale di lama Giotta), a nord del centro abitato, e lama dell'Annunziata, a sud del centro urbano, importanti connessioni ecologiche tra le aree interne e la costa. Le due lame costituiscono le uniche aree relitte dell’originario paesaggio naturale dell’area. Fra i siti archeologici: l'antica città di Azetium, unica area, sita nel comune di Rutigliano, in cui è riscontrabile un insediamento ininterrotto dal Bronzo Finale, per tutta l'età antica, fino all'alto Medioevo e l’area di Curtomartino, giacimento archeologico risalente al Paleolitico sito nel territorio di Acquaviva delle Fonti, che costituisce un caso assolutamente unico in questo territorio e nella Murgia in generale.

 

MATERIALI

pietra 2La pietra calcarea caratterizza il territorio del GAL Sud Est Barese e del territorio pugliese in generale. Pietra antica che conserva la sua autenticità e che grazie alla sua storia e alla sua nobile conservazione risulta essere un materiale unico, utile ed affascinante grazie all'emozione che trasmette di ritornare al passato ed immortalare la storia. I banchi calcarei superficiali della pietra, più morbidi, sono utilizzati per l'estrazione di pietra da utilizzare per realizzare sculture e decorazioni.

 

TECNICHE DI LAVORAZIONE

pietra 3Le mani sapienti degli artigiani con uno scalpellino trasformano la pietra in opere d’arte che caratterizzano l’artigianato artistico tipico del territorio del GAL Sud Est Barese.
Negli ultimi anni si è assistito ad un ritorno d’interesse alla lavorazione di questo materiale, sia per l’architettura che per gli oggetti di artigianato. La lavorazione avviene ancora quasi interamente a mano con metodologie tramandate da generazioni, con l'utilizzo di vecchi arnesi di lavorazione quali scalpello, sega, pialla e raspa, lasciando all'abilità dell'esperto artigiano e alla sua creatività, l'elaborazione di oggetti unici nel suo genere, dai portacenere ai tavolini, fino alle sculture.

 

I TARALLI (r tarall)

TERRITORIO DI RIFERIMENTO

taralliI taralli sono una specialità tipica pugliese che trova nei vari comuni le sue diverse tipicità. Caratteristici dell’area di competenza del GAL Sud Est Barese sono i taralli di Casamassima arricchiti da acciughe e capperi, semi di finocchio, vino primitivo, cipolla e uvetta, fiocchi di patate o nella versione di taralli dolci con cocco e cioccolato, pistacchio, caffè o nocciola.
Diverse sono le origini della parola "tarallo", alcuni pensano che derivi dal latino "Torrere" (tostare), altri dicono che derivi dal greco "Daratos" (un tipo di pane) o dall'italico "Tar" (avvolgere). Il tarallo in origine nasce come prodotto consumato dai contadini quando si spostavano per curare i loro raccolti ed erano lontani da casa per molti giorni. Durante il XVIII sec. i fornai usavano fare questi anelli dorati arrotolando ed infornando i resti della pasta del pane. Pian pianino iniziarono ad essere maggiormente apprezzati quanto il pane e la gente li accompagnava con il vino. Durante i secoli il tarallino pugliese ha iniziato ad essere elaborato con vino, olio d'oliva e farina di grano tenero, fino a diventare un apprezzatissimo aperitivo e/o snack sempre più richiesto anche all'estero.

 

 PROPRIETÀ NUTRIZIONALI

I taralli sono un prodotto tipico della Puglia (e del Sud Italia), indicato per chi vuol mangiar sano ed è alla ricerca di un sapore squisito e di un’ottima ed alta qualità, perché ricavato da ingredienti selezionati e genuini, privi di conservanti quali olio extra vergine d’oliva e grano tenero. Rientra a pieno titolo fra i prodotti della Dieta Mediterranea, riconosciuta come Patrimonio culturale Immateriale dell'Umanità dall'UNESCO nel 2012.

 

RICETTARIO

I TARALLI PUGLIESI

INGREDIENTI (per 100 taralli circa)

  • 500 gr di farina grano tenero tipo “00”
  • 120 gr di olio extravergine d’oliva 
  • 150 ml di vino bianco secco 
  • 10 gr di sale
  • Acqua
  • Opzionale: semini di finocchietto selvatico o anice, pepe, peperoncino, origano, cipolle a fette fini, vino primitivo, olio di sansa d’oliva

PROCEDIMENTO

Si impastano tutti gli ingredienti formando una palla, lasciate riposare per 1/2 ora e poi cominciate a fare i tarallini (ciambelline-le dimensioni le scegliete voi), farli lievitare per 20 minuti e metterli in acqua bollente fino a che non vengono a galla quindi scolarli e sistemarli su un canovaccio ad asciugare per qualche minuto. Rivestite una teglia con della carta da forno, disponete i taralli uno vicino all'altro, infornateli nella parte centrale del forno ventilato per 15 minuti circa o fino a quando non saranno dorati uniformemente. Se non usate il forno ventilato la cottura sarà un po' più lunga, comunque tenete sempre in considerazione il colore ambrato che devono raggiungere. Forno preriscaldato a 180°/200°.

 



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